Antonio Caprioli

Quella bella e bianca mano

Cinquecento
Antonio Caprioli (Brescia, fine XV - inizio XVI secolo)

Il nome del musico bresciano Antonio Caprioli, fiorito presumibilmente tra Quattro e Cinquecento, appare più volte nelle raccolte a stampa di Ottaviano Petrucci pubblicate all’inizio del XVI secolo. Non sono finora emerse notizie biografiche rilevanti dalle fonti d’archivio, ma si possono ipotizzare frequenti contatti con ambienti veneti, confermati anche dalla presenza di rime di Pietro Bembo nelle sue intonazioni. Le composizioni a noi note appartengono tutte al genere frottolistico, con l’unica eccezione di una lauda polifonica latina a 4 voci.

Quella bella e bianca mano è una frottola a quattro voci contenuta nell’Ottavo libro (1507) stampato da Ottaviano Petrucci con esplicita attribuzione ad “Antonius Capreolus”. La melodia piacevole e ripetuta, applicata a fluidi ottonari d’ispirazione amorosa, fa di questo componimento uno dei pezzi favoriti dell’intero repertorio frottolistico.

Una trascrizione in partitura del brano è reperibile su IMSLP: https://imslp.org/wiki/Quella_bella_e_biancha_mano_(Caprioli%2C_Antonio)

Scheda a cura di Marco Bizzarini

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L’esecuzione è affidata a Hilliard Ensemble.

Testo della composizione

Quella bella e bianca mano
che m’accora e pò sanarmi
che per me non trovo altre armi
che la bella e bianca mano.

Se ‘l mio foco ch’è sepolto
e mia fé non t’è palesa
guarda el bianco e nero volto
che vedrai la fiamma accesa
non chiamo altro a mia difesa
che la bella e bianca mano.

Miser me che gli’occhi apersi
per mirar tanta vaghezza
che dì e notte stan summersi
in un mar de grande asprezza
pur mio cor non altro aprezza
che la bella e bianca mano.

Ma da poi ch’Amor m’a gionto
con suoi inganni a un sì bel nodo
benedico l’ora e il ponto
che me spinse ove mi godo
e se io mor, morendo io lodo
quella bella e bianca mano.

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