Luca Marenzio (Coccaglio, c. 1553 - Roma, 1599)

Nato a Coccaglio (Brescia) intorno al 1553, Luca Marenzio fu il più celebre compositore italiano di madrigali della seconda metà del Cinquecento. Probabilmente allievo del concittadino Giovanni Contino, entrò dapprima al servizio del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga e quindi del cardinale di Trento Cristoforo Madruzzo. Trasferitosi a Roma alle dipendenze del cardinale Luigi d’Este, pubblicò la sua prima raccolta di madrigali a cinque voci nel 1580. Fu in contatto con alcuni dei più influenti mecenati musicali dell’epoca: il duca di Ferrara Alfonso II d’Este, il granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici, il duca di Bracciano Virginio Orsini, il cardinale Alessandro Montalto, il cardinale Cinzio Aldobrandini, il re di Polonia Sigismondo III, il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga. Prolifico autore di diciotto raccolte di madrigali, intonò liriche di poeti illustri, da Petrarca a Tasso, da Sannazaro a Guarini. Si distinse anche nel campo del repertorio religioso componendo mottetti e musiche policorali.

Per una biografia online del compositore si rimanda al Dizionario biografico degli italiani. Per ulteriori approfondimenti: Marco Bizzarini, Luca Marenzio, the Career of a Musician between the Renaissance and the Counter-Reformation, Aldershot, Ashgate 2003 – London, Routledge 2017.

Occhi lucenti è belli è tratto dal Terzo libro de’ madrigali di Marenzio, pubblicato a Venezia nel 1582 con dedica agli Accademici Filarmonici di Verona. Il compositore, provenendo dalla “nobilissima città di Brescia”, condivideva la stessa origine della celebre poetessa Veronica Gambara, vissuta nella prima metà del Cinquecento. Occhi lucenti e belli, una delle più felici liriche della Gambara, descrive gli occhi del caro bene: espressivi e mutevoli, dunque in grado anche di passare dalla superbia all’umiltà. Per dipingerli in musica, Marenzio si avvale di uno straordinario artificio: scrive solo coppie di semibrevi nella parte della voce superiore, poiché il contorno di queste figure musicali (O O) assomiglia a un paio di occhi. Nello stesso tempo, le voci sottostanti intessono raffinati contrappunti che evidenziano le varie sfumature del testo.

Un’edizione moderna del madrigale è presente in rete nel sito Imlsp.

Scheda a cura di Marco Bizzarini

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L’esecuzione del madrigale è affidata all’ensemble Rossoporpora diretto da Walter Testolin.

Testo della composizione

Occhi lucenti e belli,

com’esser può che in un medesmo istante

nascan da voi sì nove forme e tante?

Lieti, mesti, superbi, umili, alteri

vi mostrate in un punto, onde di speme

e di timor m’empiete,

e tanti effetti dolci, acerbi e fieri

nel core arso per voi vengono insieme

ad ognor che volete.

Or, poi che voi mia vita e morte sète,

occhi felici, occhi beati e cari,

siate sempre sereni, allegri e chiari.

(Veronica Gambara)

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