Nel testo di Come inanti de l’alba ruggiadosa è racchiuso un segreto. Le prime lettere di ciascun verso formano nome e cognome di una delle più belle donne di Roma: Cleria Cesarini. Unica figlia del cardinale Alessandro Farnese, Cleria (o Clelia) aveva sposato in prime nozze un nobiluomo piuttosto squattrinato, Giorgio Cesarini, risanandone le finanze per mezzo di una dote favolosa. Ben presto questa gentildonna divenne la regina delle cronache mondane, tanto che Tasso e Montaigne ne celebrarono l’eccezionale avvenenza mentre Tiziano la ritrasse in un dipinto oggi irreperibile. Pubblicato nel Primo libro de’ madrigali a sei voci (1581), con dedica al duca di Ferrara Alfondo II d’Este, questo componimento le rende omaggio con un piccolo affresco musicale ricco di chiaroscuri e di profumi, in cui sfilano una dopo l’altra le rappresentazioni dell’Aurora, di Clori (moglie di Zefiro, simbolo di Primavera), di Venere (stella del mattino), fino all’esaltazione di una maestosa fioritura di giacinti, gigli e rose.
- Edizione in partitura
- Nella Galleria fotografica sottostante si riproducono il frontespizio del Primo libro de’ madrigali a sei voci (1581), la dedicatoria al duca di Ferrara Alfonso II d’Este e la parte del Canto del madrigale in oggetto. Un esemplare della stampa originale si conserva nella Biblioteca della Musica di Bologna.