Con il Libro di madrigali a quattro voci pubblicato a Roma nel 1585 lo stile di Marenzio raggiunge un classico equilibrio, particolarmente appropriato per la poesia del Petrarca. I versi di Non vidi mai dopo notturna pioggia sono tratti dalla canzone CXXVII dei Rerum vulgarium fragmenta: gli occhi di Laura, umidi di lacrime nel giorno del Venerdì Santo, sono paragonati alle stelle di un cielo terso dopo notturna pioggia. Natura cosmica e atmosferica, spiritualità e amor profano fanno da sfondo a una rappresentazione musicale incantevole. Si osservi il contrasto tra la “stanca mia vita” del poeta e lo “sfavillar” degli occhi di Laura.
Nato a Coccaglio (Brescia) intorno al 1553, Luca Marenzio fu il più celebre compositore italiano di madrigali della seconda metà del Cinquecento. Probabilmente allievo del concittadino Giovanni Contino, entrò dapprima al servizio del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga e quindi del cardinale di Trento Cristoforo Madruzzo. Trasferitosi a Roma alle dipendenze del cardinale Luigi d’Este, pubblicò la sua prima raccolta di madrigali a cinque voci nel 1580. Fu in contatto con alcuni dei più influenti mecenati musicali dell’epoca: il duca di Ferrara Alfonso II d’Este, il granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici, il duca di Bracciano Virginio Orsini, il cardinale Alessandro Montalto, il cardinale Cinzio Aldobrandini, il re di Polonia Sigismondo III, il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga. Prolifico autore di diciotto raccolte di madrigali, intonò liriche di poeti illustri, da Petrarca a Tasso, da Sannazaro a Guarini. Si distinse anche nel campo del repertorio religioso componendo mottetti e musiche policorali.
Per una biografia online del compositore si rimanda al Dizionario biografico degli italiani. Per ulteriori approfondimenti: Marco Bizzarini, Luca Marenzio, the Career of a Musician between the Renaissance and the Counter-Reformation, Aldershot, Ashgate 2003 – London, Routledge 2017.
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L’esecuzione è affidata all’ensemble Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini.
Testo della composizione
Testo poetico:
Non vidi mai dopo notturna pioggia
gir per l’aere sereno stelle erranti,
e fiammeggiar fra la rugiada e ‘l gelo,
ch’i’ non avesse i begli occhi davanti
ove la stanca mia vita s’appoggia,
quali io gli vidi a l’ombra di un bel velo;
et sí come di lor bellezze il cielo
splendea quel dí, così bagnati ancora
li veggio sfavillare, ond’io sempre ardo.
Petrarca, Canzoniere 127 (stanza 5, primi 9 versi)