Appartenente a una collezione privata e recentemente restaurato da Gianmaria Casella, l’Interno con suonatore di colascione (olio su tela, 198 x 144 cm), come ha recentemente osservato Davide Dotti, “non ha eguali dal punto di vista iconografico” e presenta anche raffinati effetti luministici. Sembra che il dipinto risalga al primo periodo veneziano del Ceruti, dunque alla seconda metà degli anni trenta del Settecento. Si è supposto un influsso della grafica fiamminga e olandese che il pittore avrebbe potuto studiare grazie alla collezione veneziana del feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg. Il colascione, una sorta di liuto dotato di un manico particolarmente lungo e dunque dal suono grave, viene qui raffigurato con tre corde. Queste ultime erano per lo più di budello e suonate con il plettro. Erano comuni anche colascioni a due corde.
Nel Settecento il colascione era uno strumento diffuso non solo a Napoli, ma anche nel nord Italia, e a Brescia in particolare. Accalamati virtuosi di colascione furono infatti i fratelli Colla (foto n. 3, nella caricatura di Pier Leone Ghezzi, in cui lo strumento raffigurato è un colascioncino) e i fratelli Merchi, tutti originari di Brescia (non di Napoli, come un tempo si riteneva), molto attivi in Francia, in Germania e altrove.
Bibliografia: Lotto Romanino Moretto Ceruti, i campioni della pittura a Brescia e Bergamo, a cura di Davide Dotti, catalogo della mostra, Milano, Silvana Editoriale, 2023, p. 118. Su colascione e colascioncino, cfr. Lorenzo Lippi, Il colascioncino antenato del mandolino cremonese o bresciano nel XVIII secolo? una nuova fonte iconografica “stradivariana” e ipotesi di ricostruzione filologica, Milano, 2012, consultabile in rete.
Foto n. 1-2: Fotostudio Rapuzzi.