Nato sotto lo sprone di una competizione tra città alta e città bassa; il Teatro della Società, all’epoca così chiamato, sorse nel 1809 per rivaleggiare con il Teatro Riccardi (l’attuale Teatro Donizetti) così da restituire alla città alta il fasto culturale che il teatro di città bassa sembrava insidiarle. Il teatro fu costruito grazie al finanziamento di 54 nobili bergamaschi, rappresentanti delle famiglie più in vista della città. Promotore pare essere stato il Conte Vailetti e, in data 3 marzo del 1803, si procedette alla stesura di un documento progettuale a cura del notaio Tiraboschi. Tale teatro non fu certo il primo che veniva edificato in Città Alta, ma divenne l’unico ad essere costruito in muratura e quindi in pianta stabile.

L’inaugurazione avvenne il 26 dicembre 1808 con l’opera Ippolita regina delle Amazzoni, commissionata appositamente a Stefano Pavesi e successivamente contribuì a omaggiarlo l’allestimento della Ginevra di Scozia di Giovanni Simone Mayr. A memoria di quella serata resta un manifesto con decreto prefettizio in cui si ordinava che le carrozze compissero un percorso ben preciso per evitare ingorghi e che il portico del Palazzo della Ragione restasse a disposizione dei mezzi per la sosta temporanea fino a fine spettacolo.

La costruzione del Sociale fu affidata a Leopoldo Pollack, celebre architetto neoclassico e già esperto in campo teatrale: era stato allievo e collaboratore di Piermarini, l’architetto della Scala. Pollack attuò un disegno di teatro all’italiana con più ordini di palchi, che realizzava l’esigenza di visibilità pubblica delle classi aristocratiche e dei loro rapporti gerarchici. Quanto all’impianto della platea, Pollack scelse di non adottare la forma di cavallo dominante a quel tempo ma optò per una più ricercata ed elegante forma ovale di stampo francese.

Per quanto riguarda la facciata, a causa della strettezza di via Corsarola, non era possibile inserire elementi monumentali come portici, colonnati o quant’altro avrebbe permesso di identificare un teatro a colpo d’occhio. Perciò Pollack propendette per una facciata elegante ma senza soluzione di continuità con i palazzi limitrofi. Verso la fine dell’Ottocento la crescita sociale e moderna delle strutture della città bassa fecero lentamente declinare le iniziative e frequentazioni del Teatro Sociale. Attorno al 1900 ci furono aperture anche a nuovi generi come l’operetta o addirittura a esibizioni di moderna tecnologia quali il grammofono (1898) e il cinematografo (dal 1908) che, pur essendo segnali di novità, testimoniarono il ripiego su altri repertori più che sulla scena musicale.

La storia successiva fu segnata soltanto da progetti di demolizione, intenzioni di riuso e continui passaggi di proprietà, fino all’acquisizione dell’immobile da parte del Comune di Bergamo nel 1974 e con il pieno recupero del
teatro grazie agli ultimi lavori di restauro intrapresi dal 2006. Ad oggi il Teatro Sociale è utilizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti per la messinscena di spettacoli di prosa, di opere liriche e per lo svolgimento dei concerti del Festival jazz. Il restauro e il recupero del teatro alla destinazione originaria attestano oggi una nuova centralità della Città Alta e l’ormai completa integrazione di entrambe le entità cittadine: quella antica e moderna.

Scheda a cura di Mirko Zambelli

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Si propone un’aria da Ginevra di Scozia di Mayr, opera andata in scena nel primo periodo di apertura del Teatro Sociale.

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