Di Gaspare de Albertis, compositore veneto ma naturalizzato bergamasco, restano oscuri gli estremi cronologici, mentre è nota la città d’origine, Padova, per la specificazione “de Padua” che accompagna il suo nome negli gli atti ufficiali. Si può risalire a una data di nascita approssimativa grazie a un suo ritratto conservato presso la Galleria Carrara in Bergamo, opera di Giuseppe Belli, che lo ritrae in espressione riflessiva intorno all’età di sessant’anni. Ordinato sacerdote, la prima notizia ufficiale del suo operato è proprio come cantore nella basilica di S. Maria Maggiore a Bergamo nel 1502. Nel 1524, in un atto che ne elogia le abilità compositive, gli vengono conferiti, sempre presso la baslica, nuovi importanti incarichi tra cui l’insegnamento del canto polifonico e la composizione di mottetti e messe. Nel 1541 gli fu affidata la costituzione di una scuola di canto fermo e figurato per allievi cantori non necessariamente religiosi: tra i suoi studenti si conta pure il famoso compositore rinascimentale Antonio Scandello.
Tra i manoscritti tuttora conservati nell’Archivio musicale della basilica di S. Maria Maggiore a Bergamo, riscoperti nel 1938 dal musicologo danese K. Jeppesen (primo studioso dell’opera del De Albertis) meritano riferimento la Missa de Sancto Roccho, databile intorno al dicembre 1524, dal carattere votivo in quanto dedicata al santo protettore e liberatore dalla peste che in quell’epoca si era abbattuta violentemente su Bergamo. Nei manoscritti si trovano anche Vox Christi e Turbae per tre “Passioni” diverse, due sul testo di S. Giovanni e una sul testo di S. Matteo. L’importanza di questi brani è considerevole in quanto, secondo Jeppesen, essi costituirebbero la più antica testimonianza di questo genere musicale da parte di un compositore italiano. Inoltre il loro rilievo risiede nel fatto che sono concepite per doppio coro, ove l’alternanza dei due gruppi, che mai cantano simultaneamente, serve a caratterizzare gli interventi: ad esempio le parole di Cristo sono cantate sempre dallo stesso gruppo a 4 voci maschili (Vox Christi), mentre le altre parti (Turbae) sono eseguite dall’altro gruppo corale. Infine de Albertis vide in vita pubblicato il suo primo volume di Messe, con la data Bergamo 16 maggio 1548, che
allo stato attuale delle conoscenze risulta essere la più antica edizione pubblica di messe composte da un unico autore italiano. Jeppesen sottolinea che per la successiva pubblicazione di un volume di messe d’un unico autore italiano, si dovrà attendere il 1554 con le messe del Palestrina.
Nonostante la statura di questo compositore all’interno della sua epoca ad oggi sono estremamente rare delle sue esecuzioni ed incisioni; assenza che meriterebbe di essere colmata con un’accurata riscoperta musicale.