Pietro Antonio Locatelli (Bergamo, 1695 - Amsterdam, 1764)

Considerato il Paganini del Settecento, Pietro Antonio Locatelli nacque a Bergamo il 3 settembre 1695. Dopo le prime esperienze musicali nella basilica bergamasca di Santa Maria Maggiore, si trasferì a Roma dove entrò in contatto con Giuseppe Valentini. Anche se certamente subì l’influsso dello stile di Arcangelo Corelli, non è documentato che abbia studiato sotto la sua guida. Tra il 1725 e il 1727 tornò nell’Italia settentrionale come virtuoso del langravio Filippo d’Assia-Darmstadt, all’epoca governatore dell’Arciducato di Mantova, e si trattenne per qualche tempo a Venezia. Negli anni seguenti fu molto applaudito come violinista in diverse città tedesche, in particolare a Berlino e Kassel, dove si esibì anche con Jean-Marie Leclair. Fu probabilmente intorno all’estate del 1729 che giunse ad Amsterdam, all’epoca sede dei principali stampatori di musica europei. Dall’officina di Roger uscirono diverse raccolte a stampa di Locatelli tra cui spiccano i Concerti grossi op. I, l’Arte del violino op. III e le Introduttioni teatrali op. IV. Altre edizioni non autorizzate delle sue musiche si producevano a Parigi e Londra. Ad Amsterdam Locatelli proseguì la sua brillante attività concertistica, ma si dedicò anche all’insegnamento, nonché al commercio di corde e di proprie edizioni musicali. Morì in condizioni agiate il 30 marzo 1764. In base alle testimonianze dei contemporanei e dalla sua scrittura musicale si evince che la tecnica virtuosistica di Locatelli era vitale, con passaggi furiosi. Sembra che, pur suonando perfettamente, gli fosse caratteristico un suono “rude” e incisivo, difficilmente imitabile.

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al Dizionario biografico degli Italiani.

L’ultima pubblicazione orchestrale pervenuta di Locatelli, l’op. VII (1741), riunisce gruppo di sei concerti in cui si trovano sintetizzati elementi compositivi tradizionali e propri del nuovo idioma strumentale di stampo vivaldiano, più teatrale e rappresentativo. In questa raccolta il concerto conclusivo è intitolato Il pianto di Arianna, tratto dal mito che vede la giovane cretese abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso dopo essere stata liberata dal labirinto. Costituito da dieci movimenti differenti nel carattere e nell’espressione, il modello sembra ispirarsi al melodiare di ariosi, recitativi e arie dei contemporanei generi vocali. I cambi subitanei di espressione e di tessitura, dal tutti al solista, servono a dipingere i contrastanti stati d’animo della protagonista con abile pathos e lirismo.

L’edizione critica, a cura di Giacomo Fornari e Albert Dunning, è consultabile al sito Imslp.

Scheda a cura di Mirko Zambelli

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Il Concerto a 4 in Mi bemolle maggiore op. 7 n. 6
per due violini, viola, violoncello e basso continuo “Il pianto d’Arianna” è interpretato dalla Hr-Sinfonieorchester diretta da Ton Koopman (Frankfurt, 24 settembre 2020).

I. Andante – Allegro – Adagio – Andante – Allegro – Largo.
II. Largo andante.
III. Grave.
IV. Allegro – Largo.

 

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