Palazzo Tosio, sede dell’Ateneo di Brescia, Accademia di Scienze Lettere ed Arti dal 1908, è costituito dall’unione di tre palazzi precedenti: palazzo Maggi, palazzo Colpani e casa Filippini. La sua trasformazione in chiave neoclassica risale al periodo 1810-1834. Il conte Paolo Tosio e la moglie, Paolina Bergonzi, desideravano un ambiente di grande prestigio, ricco di opere d’arte, per accogliere gli amici e le personalità di passaggio a Brescia. La loro cerchia era formata dalle persone culturalmente elevate della città: da Luigi Basiletti a Rodolfo Vantini (ambedue impegnati nella progettazione del palazzo), dai letterati Cesare Arici e Giovita Scalvini ai conti Lechi e ai nobili Bettoni, tutti concorrevano a rendere il palazzo uno dei luoghi più interessanti della città.

Della musica che si suonava a palazzo, invece, poco si sa: di certo la musica era un’attività consueta, ma ben poco risulta dalle carte e dalle lettere conservate nel Fondo Avogadro del, Giglio Tosio depositato presso l’Archivio di Stato di Brescia.

In una delle sale di Palazzo Tosio trovò posto il pianoforte che il conte comprò a Londra, tramite Gabriele Piozzi, un pianoforte di marca Broadwood & Sons (Horizontal Grand Pianoforte, numero di serie 14803). Il viaggio di questo pianoforte fu davvero una operazione spettacolare: partito via mare da Londra su un bastimento «incassato con tutte le cure» il 27 novembre 1839 («caricato sulla Laura dal Capitano Dower»), arrivato a Genova e passando per Milano giunse finalmente a Brescia il 24 febbraio 1840. Molti pericoli dovette correre durante il viaggio, a sentire  Piozzi che da Brighton il 15 dicembre 1839 così scrive: «Il pianoforte, ben incassato ed assicurato ha fatto vela per Genova sino dal 27 Novembre p.° p.° Spero che arriverà salvo in Italia, ma la settimana scorsa vi furono terribili burasche, e vari bastimenti sono periti». La scelta dello strumento fu condotta da Piozzi con l’aiuto di Luigi Negri, pianista e direttore italiano di casa in Inghilterra: «Il Piano=forte è bellissimo, ed assai buono: mi sono procurato uno dei primi Pianisti per farne la scelta, e certamente il Sig. Conte dovrà esser glorioso d’avere un capo unico in Brescia. Vedrete dalla descrizione dei Piani che si fabbricano da questo artista che nell’ordine dei gran Piano=forte ora Patentati dalla Regina Vittoria ve ne sono di 3 prezzi: di L. 127 di L. 135 e di 155. Io mi sono attenuto al primo, siccome nella bontà sono tutti eguali». Un’unica discussione fu data dal legno utilizzato per la costruzione dello strumento: Piozzi scelse il mogano «perché è il più comune sulla riuscita della buona intonazione, e di un suono più vibrato, il colore del legno che desiderava il Conte medesimo era difficilissimo di poterlo avere, ed anche trovandolo non garantivano la bontà dell’istrumento». Fra le carte del Fondo del Giglio Tosio si trovano anche campioni di tessuto che Alexandre Brandt nel marzo 1840 proponeva a Tosio per la scelta del rivestimento del tabouret in mogano che gli aveva procurato per il “piano-forte di Londra”. Tosio voleva un tessuto che si armonizzasse con la  tappezzeria in seta gialla della stanza in cui sarebbe stato ospitato lo strumento. In una successiva lettera il conte ringraziava Brandt e gli comunicava che, per poter meglio considerare quale stoffa convenisse, aveva deciso di far rivestire il tabouret a Brescia. Le informazioni evinte dal carteggio inducono a pensare che il pianoforte fosse destinato alla cosiddetta “sala gialla” che insieme alla sala Newton a inizio Novecento è stata inglobata nella sala delle adunanze dell’Ateneo di Brescia (la sala rossa).

Nel fascicolo che contiene i documenti relativi alla musica leggiamo anche di una «Fisarmonica a tastiera, e manubrio», acquistato dall’organaro Tonelli di Remedello Sotto, probabilmente un harmonium o forse un organino meccanico. In calce a una carta si legge: « J. Deutschmann in Wien Phÿsharmonica con privalira del 1835 Laimgrube n° 32a.». Accanto alle scritture stese per spiegare i particolari della costruzione dello strumento si trovano anche indicazioni su che cosa e come suonare (forse) questo stesso organino durante funzioni in chiesa, oltre a fogli di musica notata e a un elenco di “Arie ad una voce con piano forte” a ciascuna delle quali è stata data una valutazione (da “bella” a “più bella” a “bellissima”). Queste Arie «favoritemi dal Nob. Carlino Monti» il 10 maggio 1840 sembrano perfette per una esecuzione sul pianoforte appena arrivato da Londra. Fra le altre, l’elenco comprende anche un estratto dall’opera Ettore Fieramosca del compositore bresciano Costantino Quaranta, estratto che fu pubblicato da Gio. Ricordi nel 1839 con dedica al nobile sig.r Girolamo Monti, che ricoprì per pochi anni la carica di presidente dell’Ateneo: il Carlino procuratore delle Arie per il pianoforte era suo figlio.

Altri indizi interessanti intorno alla ricezione della musica in Casa Tosio sono le numerose (e rare) locandine o sonetti per spettacoli nel Teatro Grande di Brescia. Il Conte, infatti, come tutti i nobili cittadini, era proprietario di un palco ed era costantemente invitato alle riunioni dei palchettisti; il palco («nel Teatro grande di questa Città N° 4/quattro/fila 2a/seconda/ a destra coll’annessovi camerino e con tutti i mobili ed effetti ivi esistenti»)  fu poi venduto, nel gennaio 1847 dopo la morte della moglie Paolina al nobile Camillo Pulusella. Per sottolineare l’attenzione dei conti Tosio verso il melodramma basti citare questa frase da una lettera di Paolina al marito, il 6 ottobre 1836 da Brescia: «La gran perdita della Malibran, già vi sarà nota, calamità pubblica».

I documenti citati sono presi dalle buste 55, 58, 60 e 61 delle carte Del Giglio-Tosio conservate presso l’Archivio di Stato di Brescia, cui vanno tutte le referenze fotografiche contenute nella scheda. Ringrazio Maria Stefania Matti per le segnalazioni archivistiche che hanno dato vita a questa ricerca.

Un interessante e completo studio sulla fabbrica Broadwood è di Alastair Laurence, The evolution of the Broadwood Grand Piano 1785-1998, tesi di dottorato del Dipartimento di Musica dell’Università di York (1988), facilmente raggiungibile anche on-line (https://core.ac.uk/download/pdf/42604885.pdf)

 

Scheda a cura di Mariella Sala

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Esecuzioni musicali su uno storico pianoforte Broadwood del 1847.

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