Organo della chiesa di San Carlo, Brescia

Seicento

La delibera del 17 gennaio del 1636 costituisce il termine dopo il quale venne costruito l’organo della chiesa di San Carlo a Brescia. «Per fare un’opera laudabile et degna d’un luogo dipendente dalla Magnifica Città» il documento prescriveva la consulenza del compositore e organista del duomo di Brescia, Francesco Turini, che, nel 1641, appare stipendiato in una polizza dello stesso Ospedale dei Mendicanti per «far la musica in varie solennità fra l’anno et in specie la festa di San Carlo». La paternità antegnatiana dell’organo, pur non essendo suffragata da documenti, rimane l’ipotesi più plausibile.

Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento lo strumento fu oggetto di alcuni interventi che comportarono l’inserimento di un registro di Contrabassi di 16, la sostituzione della tastiera, la ricostruzione della meccanica dei registri e alcune modifiche alla disposizione fonica. Venne restaurato nel 1958 dall’organaro bresciano Armando Maccarinelli.

Collocato in cantoria lignea sulla parete di destra, l’organo possiede una facciata di 29 canne divise in 5 campate (5-7-5-7-5) con “organetti morti” in corrispondenza delle due campate minori. Queste, in ossequio alla tradizione antegnatiana, presentano il piano d’appoggio delle canne sopraelevato rispetto a quello delle campate maggiori. Il prospetto, abbellito da intagliati traforati e figure antropomorfe, appare delimitato lateralmente da erme o telamoni coronati a loro volta da due capitelli che reggono la trabeazione. Alla sommità, il timpano ad archivolto spezzato mostra al centro il leone rampante simbolo della città di Brescia.

Tastiera (fine sec. XVIII-inizi sec. XIX) di 50 tasti (Do1-Fa5) con prima ottava corta. Tasti diatonici in osso e cromatici in noce ricoperto in ebano. Divisione del Principale Bassi-Soprani in corrispondenza del Do3-Do#3.
Pedaliera (sec. XX) di 20 pedali (Do1-Sol2) con prima ottava cromatica costantemente unita al manuale.
Accessori: Combinazione Libera alla Lombarda.

I cartellini a stampa risalgono al restauro del 1958. Principale ne’ bassi; Principale ne’ soprani; Ottava; Quinta decima; Decima IX; Vigesima II; Vigesima VI; Vigesima IX; Flauto in XII; Flauto in VIII; Fiffaro Va sonato con il principale solo; Contrabassi.

Somiere maestro a vento in noce di 50 ventilabri.

Manticeria composta da un unico mantice a cuneo dotato di due pompe sul lato inferiore e ubicato in stanza posteriore allo strumento. Crivello con piano recenziore in pioppo fissato sul telaio originale. Le canne presentano la bocca sopra il piano.

Bibliografia: Oscar Mischiati, Gli Antegnati nella prospettiva storiografica, in Gli Antegnati studi e documenti su una stirpe di organari bresciani del Rinascimento, a cura di Oscar Mischiati, Bologna, Pàtron, pp. 73-164. Flavio Dassenno, Quale organo antegnatiano in San Carlo?, in La chiesa di San Carlo a Brescia – Arte, storia e fede nella chiesa della Casa di Dio, a cura di Elisa Bassini, Milano, Scalpendi Editore, 2017, pp. 56-65; Ugo Ravasio, Organari e cannisti nella Brescia del Seicento, «Arte Organaria Italiana», 9, 2017, pp. 39-86.

Fotografie di Giuseppe Spataro (1, 2, 3, 4, 5, 6, 9) e di Marco Fratti (7, 8, 10-23; crediti: Diocesi di Brescia Ufficio per i beni Culturali Ecclesiastici Aut. Prot. N. 110 / 2023).

Scheda a cura di Alberto Chiari e Giuseppe Spataro

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René Saorgin esegue all’organo di S. Carlo il Ricercare arioso di Andrea Gabrieli (registrazione del 1972).

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