Chiesa di Santa Maria della Pace, Brescia

Settecento

L’attività musicale coltivata dai Padri della Pace è stata – per secoli – la più rilevante rispetto a quella che si ascoltava in tutte le altre chiese bresciane. Basta scorrere i pagamenti per capire quanto la musica fosse considerata dai Padri filippini elemento fondamentale per adornare la liturgia: dalla fine del ‘500 ad oggi ha sempre rivestito – naturalmente in linea con le possibilità economiche – un posto di primo piano sia nelle
celebrazioni liturgiche sia in quelle che si tenevano nell’oratorio, secondo le norme del fondatore dell’ordine, S. Filippo Neri.
I due Libri per la musica, conservati il primo (dal 1694 al 1726) presso l’Archivio di Stato cittadino e il secondo (dal 1727 al 1745) presso l’archivio della stessa Chiesa, dipingono la ricchezza e la nobiltà del decoro musicale: alle spese “ordinarie” per la cappella fissa si aggiungono le cospicue spese “straordinarie” per la collaborazione di cantanti e strumentisti spesso “forestieri” che venivano ingaggiati per gli eventi di maggiore importanza. In queste pagine passano i nomi di Pietro Baldassari, di Luigi e Giulio Taglietti, di Francesco Valdata, di Paolo Pollaroli, di Paris Francesco Alghisi: molti furono i cantori, gli organisti, i maestri di cappella, gli strumentisti che lavorarono per la Pace, e si trattava frequentemente di musicisti assai noti. Fra tutti, Antonio Vivaldi, che venne a suonare il
violino nel 1711: il “Prete rosso” era figlio di Giovanni Battista, un barbiere anch’egli violinista di nascita bresciana. Proprio per la Chiesa di Santa Maria della Pace, in occasione della festa dei Sette dolori di Maria Vergine, Vivaldi compose il suo Stabat Mater RV 621.
L’archivio musicale della Congregazione non conserva, purtroppo, musica dei secoli XVII e XVIII che tuttavia doveva essere presente e in numero cospicuo: nei suoi archivi erano ancora raccolte, negli anni Trenta del secolo scorso, le parti a stampa di molte Messe, Salmi e Sonate e partiture (probabilmente) manoscritte di Cantate per l’Oratorio per lo più anonime accompagnate da altre, a stampa, opera di compositori italiani del ‘600 e del ‘700. Il materiale è elencato in alcune carte tuttora consultabili. Ne scriveva Paolo Guerrini nel 1933: “Nell’Archivio della cappella della Pace si conservano ancora le partiture complete degli Oratori di Carissimi, Legrenzi, Jomelli, Bertoni, Galuppi con altre partiture di Cantate sacre della stessa epoca, che sono state eseguite nell’Oratorio della Pace…”. Le ricordava (forse) anche Claudio Sartori in una lettera del 1939 diretta a Giacomo Benvenuti: “Sabato mattina, ore 9, ho appuntamento con Don Manziana figlio, il quale ha finalmente trovato nel solaio della Pace un armadio contenente musiche”. Ma ora tutta quella musica pare essere scomparsa.
Dal 1975 al 2001 la Chiesa della Pace ospitò le “Proposte d’ascolto”, iniziativa ideata dagli Amici della Pace. Fu, quella, una lunga stagione di incontri musicali di alto (o altissimo) livello, in particolare rivolta alla musica per organo: di certo fu l’ampliamento dell’organo Amati a fornire la base di partenza per i concerti (a ingresso libero) sempre seguiti da un uditorio numeroso. Sull’organo della Pace suonarono tutti i maggiori organisti: da Parodi
(che fu anche illuminato direttore artistico) a Saorgin a Heiller, da Rogg a Krumbach, da Berruti a Litaize e Langlais, da van de Pol a Montserrat Torrent Serra.

Per la storia musicale si veda: Remo Crosatti, Catalogo del Fondo musicale dell’Archivio di S. Maria della Pace. La Musica dell’Oratorio filippino bresciano: appunti per una ricerca, Brescia, Casa della Pace, 2000.

Per ulteriori informazioni sulla storia della Chiesa di S. Maria della Pace si rinvia allo specifico sito.

Scheda a cura di Mariella Sala

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Nella Cathédrale Notre-Dame-de-l’Assomption, a Luçon, in Francia, l’ensemble Les Arts Florissants diretto da Paul Agnew, con la partecipazione del mezzosoprano Lucile Richardot, esegue lo Stabat Mater RV 621 di Antonio Vivaldi, composto nel 1712 per la chiesa di Santa Maria della Pace di Brescia.

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