Benedetto Vinaccesi (Brescia, c. 1666 - Venezia, 1719)

Benedetto Vinaccesi (Vinaccese) nacque a Brescia intorno al 1666. Secondo Leonardo Cozzando si formò sotto la guida di don Pietro Pelli, attivo come maestro di cappella nella cattedrale di Brescia nonché musico di riferimento dell’Accademia degli Erranti. Nel 1687, all’età di ventun anni, pubblicò a Venezia la sua prima
raccolta musicale, Sonate da camera a tre, op. 1, dedicata a Ferdinando Gonzaga, principe di Castiglione delle Stiviere. Tra il 1689 e il 1690 partecipò al concorso per succedere al dimissionario Carlo Francesco Pollarolo nella carica di organista della cattedrale di Brescia, ma la vittoria arrise a Giovanni Battista Quaglia. Nel 1698 venne nominato maestro di coro dell’Ospedaletto di Venezia, istituzione per la quale
dichiarò di aver scritto, in oltre quindici anni, non meno di quattrocentocinquanta composizioni di vario genere, oggi perdute. La reputazione crescente di cui godeva in città lo portò a scrivere la musica per due drammi: L’innocenza giustificata di Francesco Silvani (Carnevale del 1699) e Gli amanti generosi di Giovanni
Pietro Candi (Carnevale del 1703). Solo un’aria tratta dalla prima delle due opere ci è pervenuta. Nel 1704 ottenne la carica di secondo organista nella basilica di S. Marco a Venezia a fianco di Antonio Lotti. L’unica stampa musicale del periodo veneziano è la raccolta dei Motetti a due e tre voci (Venezia 1714). Malgrado la perdita della maggior parte delle sue partiture, Vinaccesi ci ha lasciato contributi personali nei generi della sonata a tre, della cantata da camera, dei duetti e terzetti da chiesa, dell’oratorio. Morì a Venezia il 25 dicembre 1719. Per ulteriori approfondimenti si rinvia al Dizionario biografico degli Italiani.

L’unica stampa musicale del periodo veneziano è la raccolta dei Motetti a due e tre voci (Venezia 1714), con dedica ai procuratori de supra: in premessa, l’autore scrive che «a solo uso della Ducale di S. Marco escono alla luce questi miei sagri duetti e terzetti». Il motetto a tre voci Aurae dulces veniva intonato – come recita la specifica didascalia – “per la Pentecoste e per ogni tempo”.

Scheda a cura di Marco Bizzarini

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